slode01.jpgslode02.jpgslode03.jpgslode04.jpg

Il borgo medievale

Il fascino di Bova e dei Greci di Calabria (minoranza linguistica nazionale tutelata dalla L 482/99 e dalla L.R. n° 15/03) cattura il visitatore e lo porta indietro nel tempo come un antico viaggiatore dell’Ottocento alla scoperta di luoghi inesplorati mentre percorre strade rifatte in pietra locale, incontra Chiese e Palazzi nobiliari completamente ristrutturati (Bova fu antichissima sede vescovile fino al 1996 e poi è stata unificata alla Diocesi di Reggio divenendo Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova), si inerpica per i viottoli che lo portano ai resti del Castello Normanno e alla Torre Normanna, apprezza allo scurare l’illuminazione a basso impatto visivo con i lampioni che ricordano quelli di un tempo, legge la toponomastica trilingue (Italiano, Greco di Calabria e Greco moderno) usata per le targhe delle strade dei palazzi storici e delle chiese, e si accorge di come i cittadini abbiano ristrutturato sapientemente le proprie case rifacendo le facciate all’uso antico e utilizzando il legno per gli infissi e le tegole per i tetti. Incontra il Sentiero della civiltà contadina, e ne rimane affascinato dagli antichi mulini e frantoi che raccontano di tradizioni rurali e di una vita semplice legata alla natura, alle stagioni ed ai prodotti della terra.

Il visitatore si accorge della cura con cui il Borgo, grazie ad un uso sapiente dei Fondi Europei da parte delle diverse Amministrazioni che si sono succedute, è stato riqualificato e valorizzato e viene mantenuto, nel rispetto della sostenibilità ambientale e dell'assetto urbano originario. Le meraviglie di Bova incantano il visitatore e gli dimostrano che il decoro urbano e la cultura del bello sono possibili anche in aree marginali e a sviluppo debole.

Le antiche origini della città di Bova (Vùa) sono testimoniate dai numerosi ritrovamenti archeologici rinvenuti in prossimità del Castello Normanno risalenti al periodo Neolitico, anche se le prime testimonianze storicamente documentate sull’esistenza di Bova risalgono ai primi anni del secondo millennio, quando tra il 1040 ed il 1064 i Normanni si imposero su Arabi e Bizantini nella dominazione della Sicilia e della Calabria. Nel secolo VIII – VI a. C. divenne colonia della Magna Grecia, mentre nei secoli seguenti fu assediata dai Saraceni, dagli Arabi e dai Normanni, e proprio con quest’ultima dominazione Bova entrò nel periodo feudale e divenne contea. La città fu antichissima sede vescovile (è rimasta sede vescovile fino al 1996 e poi è stata unificata alla Diocesi di Reggio divenendo Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova), e seguì il rito greco introdotto in Calabria dai monaci basiliani fino al 1572, anno in cui il Vescovo Stauriano impose il rito latino, fece scomparire ogni traccia del rito Bizantino e con esso tutti i quadri e le steli, sostituendole con statue seicentesche confacenti al rito romano. Le testimonianze artistiche di questo periodo sono rappresentate anche dalle numerose chiese sparse sul territorio con i relativi portali in pietra locale decorati e le statue marmoree attribuite alla Scuola Messinese. La latinizzazione portò alla graduale scomparsa della lingua greca, che veniva considerata la lingua del popolo o della povera gente. Ma dal punto di vista culturale Bova è rimasta la capitale ( la Chora) dell’Isola Ellenofona, quel territorio dell’Area Grecanica costituito dai centri abitati in cui gli anziani parlano ancora il Greco di Calabria, una minoranza linguistica tutelata dalla Legge 482/99 e dalla L.R. n° 15/03 e che preserva ancora saperi, tradizioni e mestieri che testimoniano la presenza nel tempo di importanti civiltà, prima di tutte quelle greca e bizantina. Le caratteristiche orografiche naturali del sito non solo condizionano fortemente la struttura planimetrica del centro, a pianta medievale, ma sottolineano l’importanza strategica e economica che nel passato Bova ha avuto nel controllo di una vasta porzione del territorio montano retrostante. La storia recente porta agli anni ‘70, quando, dopo importanti eventi sismici ed alluvionali, la maggioranza della popolazione si trasferisce sulla costa e sorge il Comune di Bova Marina. Ma Bova, malgrado le gravi conseguenze sociali ed economiche, resiste allo spopolamento e all’abbandono e continua a rimane un comune a sé stante non accorpato alla Marina, come invece accade alla maggior parte degli altri comuni montani. Tale situazione fa sì che gli interessi edilizi speculativi di quegli anni siano rivolti alla fascia costiera, permettendo di fatto che il prezioso borgo di pianta medioevale venga conservato nei sui caratteri insediativi e nei sui pregi architettonici. Dalla metà degli anni ’90 ad oggi nasce un nuovo interesse verso la città di Bova e vengono valorizzate non solo le risorse culturali ma viene anche recuperato il patrimonio architettonico pubblico e privato. Nel 2003 arriva a livello nazionale la prima conferma che il percorso che si è intrapreso è quello vincente: Bova rientra nella rete dei Borghi più Belli d’Italia.

Bova oggi non solo appartiene al Club dell’ANCI ”I Borghi più belli d’Italia” ma è anche riconosciuto dal Ministero del Turismo  "Gioiello d'Italia" e dal TCI "Bandiera Arancione" sia per l’habitat naturale unico che offre (si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte) sia per come il Borgo è stato conservato nel tempo e sottratto all’abusivismo edilizio che ha rovinato gran parte dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale.

Joomla templates by a4joomla