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La Lingua di Omero

La lingua dei Greci di Calabria è millenaria, risale al VII sec a.C. (i dorismi che si trovano nel vocabolario greco calabro ci dimostrano che è una lingua antichissima perché quando nel II sec a.C la lingua in Grecia viene unificata e si diffonde il dialetto Attico, nella Calabria greca, territorio periferico, ma anche in alcune isole come Creta, rimane in uso la lingua antica, il Dorico) ma i Greci di Calabria purtroppo non sono stati sempre padroni di parlare e scrivere la loro lingua.

I problemi iniziano nel 1573 quando la Chiesa Cattolica di Roma abolisce il Rito greco a Bova ed in tutta l’Area grecanica. Viene imposta la liturgia in latino e quindi la gente non può più pregare durante la Messa in Greco (e le preghiere sono importantissime per la trasmissione orale della lingua). Quindi non viene impedito alla gente di parlare il Greco ma siccome le scuole venivano gestite dalla la Chiesa, nelle stesse non viene più insegnato il Greco e quindi si perde la capacità di scriverlo con i suoi caratteri. La gente quindi continuerà a parlarlo, ma inizierà a scriverlo con i caratteri latini.
Passano circa 350 anni in cui il Greco di Calabria si trasforma in una lingua orale che se deve essere scritta utilizza i caratteri latini, e arriva il Fascismo che, come succede con altre minoranze linguistiche e dialetti, inizia a discriminare anche il Greco di Calabria. Tra gli anni ‘20 e gli anni ‘40 non è permesso parlarlo, e quindi i genitori non parlano più davanti ai figli per non indurli ad usare una lingua che se utilizzata al di fuori dell’ambiente familiare comporterebbe punizioni corporali. Non è neppure permesso usarla negli uffici pubblici. Questo lungo periodo fa sì che si inceppi la trasmissione naturale della lingua da generazione a generazione. Le ultime persone, alcune delle quali sono ancora vive, e che hanno il ricordo dei loro genitori che parlano il greco di nascosto per non farsi sentire dai figli sono nati tra il 1920 e il 1930.
Nel 1915 durante la prima guerra mondiale uno studioso tedesco, il linguista Gerhard Rohlfs scopre casualmente l’esistenza della lingua greco calabra perché nelle trincee sente parlare in greco alcuni soldati italiani provenienti dalla Calabria. Questo lo affascina e lo induce ad avventurarsi in Calabria per scoprire questa particolare “isola linguistica”. Inizia così una serie di lunghi viaggi che dureranno fino al 1980 e che lo porteranno a conoscere le persone, frequentare i borghi e le comunità, parlare, prendere appunti, scattare fotografie, scrivere libri. Con i suoi approfonditi studi linguistici il Rohlfs si convince che il Greco di Calabria sia la continuazione della lingua magno greca. Durante il periodo fascista lo studioso, pur essendo tedesco, viene emarginato , ed il regime cerca di contrapporre alla sua teoria, con la complicità di altri studiosi, quella secondo cui la lingua è stata portata dai Bizantini, che avevano abitato e amministrato per anni i territori della Calabria Greca, e che quindi il Greco di Calabria non sia una continuazione della lingua magno greca (situazione che avrebbe messo in imbarazzo l’Italia di Mussolini e la stessa razza italiana) ma che ci sia stata la commistione con il Greco medievale dei
Bizantini. L’interesse di Rohlfs suscita uno spirito di rivalsa e di autodeterminazione da parte di alcuni studiosi reggini che iniziano negli anni ‘70 a creare dei circoli culturali in cui riparlare il Greco di Calabria. Inizia così un tentativo di recupero della lingua che ad oggi è ancora in atto. Purtroppo il tentativo inizia quando le politiche italiane per il Mezzogiorno hanno indotto le comunità a lasciare i loro borghi dove, la gente, seppur nella semplicità, riusciva a vivere dignitosamente (basti pensare che la luce arriva a Bova, il centro più importante, solo negli anni ’60) per trasferirsi sulla costa e usufruire delle nuove opportunità di lavoro, che spesso però si rivelano ben diverse da come prospettate. Dal 2000 una maggiore consapevolezza della propria appartenenza linguistica, è del 1999 la Legge 442 che riconosce il Greco di Calabria una minoranza linguistica storica nazionale , e la Legge regionale 15/2003 che ne permette l'applicazione fa sì che la lingua inizi nuovamente ad essere valorizzata e con molta fatica rivitalizzata.

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