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L'identità culturale

UNA IDENTITA' CULTURALE MORTIFICATA

In seguito alla prima e alla seconda guerra mondiale, i  Borghi grecanici si spopolano, le case vengono abbandonate, si pensa di costruire sulle coste. Lo Stato dopo gli anni '50 inizia a costruire nuovi insediamenti sulle coste regalando le case agli abitanti dei borghi che sono stati dichiarati inagibili dopo le alluvioni(Africo e Roghudi), e purtroppo si creano speculazioni edilizie a discapito della dignità delle persone. I Greci di Calabria, che consideravano il mare una minaccia, iniziano quindi a vivere nelle coste, e così sorgono Marine anonime e la maggior parte dei comuni arroccati in montagna si trasformano in duali (montani e costieri).

Le coste ben presto si rivelano luoghi in cui è difficile trovare un lavoro le grandi opere promesse infatti non partono e così la gente prima lascia i Borghi e poi emigra anche dagli insediamenti costieri per andare in regioni e nazioni dove insistono fabbriche e industrie Gli emigrati tornano nella loro terra in agosto e qui edificano, un pezzetto per volta in base ai risparmi accumulati, la loro casa senza nessun piano regolatore. Fino a quando, negli anni ’80, iniziano a capire che i loro figli, nati in un’altra regione o cittadini di un altro stato, molto probabilmente non torneranno mai più a vivere nella loro terra di origine. È allora che le costruzioni si fermano e rimangono i pali arrugginiti di ferro che escono dalle solette, le facciate incompiute, le aperture murate o chiuse con assi. La rabbia di chi non è riuscito a realizzare i propri desideri e che non riesce ad intravedere il futuro per i propri figli si tramuta in diverse forme di malcontento e di inerzia, terreni fertili che alimentano l’illegalità e l’antistato. Tra queste condizioni c’è la disaffezione ad un luogo (le Marine) che non viene considerato proprio, e la perdita della consapevolezza del bene comune, del luogo da preservare per sé e per gli altri (concetti che facevano parte della vita rurale delle popolazioni Greche di Calabria, ma che vengono rimossi perché è troppo doloroso ammettere a sé stessi di aver fatto la scelta sbagliata). I pochi abitanti rimasti, delusi, crescono i figli inculcando loro l’idea che per vivere devono andarsene, a lavorare e/o studiare al di fuori della Calabria. E così i Borghi, ricchi di cultura e di buone pratiche, solidarietà, prossimità e rispetto si spopolano inesorabilmente. Insieme agli anziani, quelli che ancora sentivano i loro genitori parlare greco ma che non potevano farlo, rimangono solo pochi audaci per i quali l’amore per la propria terra prevale su ogni altro ragionevole sentimento. Un territorio abbandonato non ha voce, perché non può essere raccontato e neppure difeso. In quegli anni bui per la Calabria Greca, e per l’Aspromonte divenuto la montagna del male, i Greci di Calabria non potevano raccontare il proprio territorio perché non avevano più le parole per farlo: la loro lingua e con essa la loro identità culturale era stata fortemente compromessa.

Umiliate e utilizzate per altri fini, abituate a far sì che fossero gli altri a prendere decisioni per loro, “pesci fuor d’acqua” perché non abitavano in quei territori di montagna in cui ognuno aveva un ruolo sociale ben definito, private della loro lingua e disprezzate per la loro identità culturale, associate ai sequestri di persona e alla ‘ndrangheta, le comunità greche hanno maturato una scarsa consapevolezza dei propri diritti e una debole forza per farli valere. Nonostante che la loro identità culturale discendesse dai Greci, che avevano portato la bellezza e la filosofia, e fosse stata contaminata dai Bizantini che avevano impreziosito i luoghi e i monumenti con la loro capacità amministrativa e raffinatezza, i Greci di Calabria venivano considerati dei “cafoni” dagli stessi calabresi che vivevano nelle piccole grandi citta, perché la loro economia era prettamente rurale e si occupavano di agricoltura e pastorizia.
L’identità culturale era stata minata, la gente non solo aveva perso la lingua ma aveva rotto dei legami, dimenticato il senso dei gesti della vita quotidiana. La gestualità era stata scissa dai significati più profondi e le azioni, pur continuando ad essere portate avanti, avevano sempre qualcosa di incompiuto e lasciavano insoddisfatti.

LA RINASCITA DELLA CALABRIA GRECA

Negli anni ’90 una serie di circostanze fortunate riportano l’attenzione sulla Calabria Greca. Attenzione che permette di aiutare le comunità a riappropriarsi della loro storia e quindi della loro terra ma soprattutto della fiducia in sé stessi.
Nel 1994 nasce il Parco Nazionale dell’Aspromonte e negli anni alla Montagna dei Greci di Calabria viene restituita la sua bellezza (nel 2017 gli è riconosciuta la CETS- Carta Europea del Turismo sostenibile, ed attualmente sta aspettando il verdetto finale sulla candidatura all’Unesco National Geopark). Si parla di Parco e non più di luogo di sequestri e di morte. Il percorso di riappacificazione della gente con la propria montagna da cui era stata allontanata riinizia, ma si delinea tutto in salita e irto come il suo territorio, che però poi si affaccia sul mare, su vallate e fiumare, e incanta chi inizia ad avere il coraggio di percorrerlo.
Nel 1997 a Bova viene fondato con il Programma comunitario Leader il GAL Area grecanica, un Gruppo di Azione Locale che intuisce che il primo intervento da fare è quello di aiutare le comunità a recuperare la propria identità culturale e la propria storia, e a ritornare ad esserne orgogliosi. Grazie ai finanziamenti dei diversi programmi dell’Approccio Leader negli anni si inizia un percorso di sviluppo locale che permette alla gente di prendere coscienza della propria ricchezza materiale ed immateriale, ma anche a far sì che la Calabria Greca sia riconosciuta come un’area ben definita a livello regionale, e ogni Programmazione aggiunge un prezioso tassello a questo percorso.
Nel 1999 lo Stato italiano finalmente vara la L. 482/99 dando uno strumento per attuare pienamente l’art. 6 della Costituzione italiana in base al quale l'Italia tutela le minoranze linguistiche intese anche come minoranze etniche culturali, sia diffuse in modo minore in tutto il territorio che insediate in specifiche realtà territoriali, e così viene espressamente riconosciuta la dignità linguistica anche alle comunità Greche di Calabria.
Nel 2003 La Regione Calabria con la L.R. 15/2003 recepisce la L. 482/99 tutelando le parlate della popolazione albanese, grecanica e occitanica della Calabria e promuovendo la valorizzazione e la divulgazione del loro patrimonio linguistico, culturale e materiale.
In questo fermento degli anni ’90 a Bova, la capitale culturale dei Greci di Calabria, un gruppo di giovani decide di rimanere e di non emigrare. Fonda una cooperativa, la San Leo che avrebbe dovuto occuparsi di lavori edili di riqualificazione e piccole riparazioni delle case che venivano riabitate in agosto da chi era emigrato e ritornava al paese, perché i soci erano quasi tutti geometri e architetti. Ma che ben presto, per un caso fortuito inizia a lavorare nell’ambito del turismo naturalistico, preparando i pranzi ai primi turisti che si avventurano a scoprire l’Aspromonte con il CAI di Reggio e una piccola società di trekking Nuove frontiere. Il terreno è fertile e così i giovani di Bova diversificano l’attività e oltre alla ristorazione offrono guide per il trekking e ricettività in ospitalità diffusa.
Bova a poco a poco rinasce. Sagge politiche pubbliche (facilitate dal fatto che il comune non è mai diventato duale), supportate dall’assistenza tecnica del GAL, dall’interesse del Parco Nazionale dell’Aspromonte per un’area a forte vocazione culturale, e dalle opportunità offerte dai Fondi statali ed Europei, permettono di recuperare in modo conservativo il borgo. Tutti i beni pubblici ed ecclesiastici vengono riqualificati con una destinazione chiara sull’utilizzo degli stessi, lo stesso per i sottoservizi, le pavimentazioni delle strade, l’illuminazione, l’arredo urbano, il metano e la fibra ottica (entrambi in fase
di completamento). Dalle opere strutturali si passa ai servizi, i contenitori vengono riempiti di contenuti e nascono il Micronido , il Museo della lingua greco calabra, il laboratorio didattico “Un giorno da paleontologo” all’interno del Museo di Paleontologia e scienze naturali, il Centro Visita del Parco Nazionale dell’Aspromonte. Bova inizia a trasformarsi e le persone incoraggiate dall’investimento del pubblico decidono di ristrutturare le loro piccole case, da anni abbandonate. Essere interni al Parco, aver maturato una conoscenza delle tecniche del recupero conservativo grazie alla collaborazione con il Dip. PAU della Facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di RC , fanno sì che gli interventi dei privati come quelli del pubblico rispettino gli standard di riqualificazione conservativa di un borgo. Nascono su iniziativa privata piccole attività ricettive/ristorative (B&B, ristoranti a gestione familiare) e imprese di servizi turistici. Nel 2012 Bova diventa uno dei Borghi più belli d’Italia per l’ANCI, nel 2013 Gioiello d’Italia per il Ministero del Turismo e nel 2017 Bandiera Arancione per il TCI. Lo spopolamento si ferma ed il PIL aumenta. Le comunità degli altri Borghi vedono Bova come un faro e la speranza rinasce. Nel 2015 la Regione Calabria individua l’Area Grecanica come seconda area di sperimentazione per la Strategia Nazionale delle Aree Interne.

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